Nella prima metà del ‘900 la scoperta di un nuovo materiale permise la costruzione di oggetti alquanto pregevoli alla vista.
Stiamo parlando della bachelite, una particolare resina sintetica.
Nell’autunno del 1889 il belga Dottor Baekland, allora professore presso l’Università di Ghent, si recò negli Stati Uniti con una borsa di studio.
Convinto a rimanere, abbandonò l’insegnamento e fondò una sua azienda nel campo della chimica applicata al processo fotografico. La vendita di un suo brevetto riguardo una nuova carta fotografica alla Eastman Kodak gli permise di continuare le sue ricerche e di avere una vita agiata.
Il suo incontro con Mr. C. Townsend che aveva sviluppato i suoi studi nel campo delle celle elettrolitiche, lo portò a creare la “Hooker Electrochemical Company. Qui, sulle sponde del fiume Hudson, si prefisse l’obiettivo di trovare una nuova “plastica” che potesse liberare gli Stati Uniti dall’onerosa importazione delle gomma indiana.
Si ritrovò invece tra le mani un materiale solido simile all’ambra dal nome alquanto complesso: Oxybenzil-Methylene-Glycolan-Hydride.
Immodestamente lo chiamò “bachelite” e dopo aver resa pubblica la scoperta ne iniziò la produzione attraverso una nuova azienda messa a su a Perth Amboy nel NewJersey.
La scienza andò avanti con le sue scoperte e la bachelite fu sostituita da altri materiali; ma gli oggetti ancora oggi sono ricercati da amatori e collezionisti.
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