Anche se al giorno d’oggi più nulla ci meraviglia, da piccoli si rimaneva a bocca aperta davanti ai trucchi di prestigiatori e maghi. Nell’immaginario collettivo sicuramente il nome che più facilmente associamo all’arte dell’illusionismo è quello di Houdini. Ma chi era costui, anzi chi erano, visto che di Houdini ne abbiamo ben due; ma iniziamo con ordine e partiamo dall’ultimo in ordine di tempo.
Erich Weiss, questo il suo vero nome, nacque a Budapest ma da piccolo con la sua famiglia si trasferì negli Stati Uniti. Da ragazzo apprese da un fotografo presso cui lavorava il fratello un semplice gioco di prestigio utilizzando delle monete. Affascinato volle impararne di altri e si imbatte in un libro che narrava di un certo Robert Houdin, un mago francese e dal quale trasse il suo pseudonimo, anche se era sua intenzione farsi chiamare “il piccolo Houdini”.
Iniziò ad esibirsi in piccoli circhi e manifestazioni che si tenevano dalle parti di Coney Island e presto iniziò a praticare lo show che alla fine lo rese popolare: chiuso in una camicia di forza e incatenato, si faceva mettere in una cassa che veniva poi immersa in una vasca d’acqua, con lo scopo di liberarsi al più presto e riemergere. Una di queste esibizioni gli fu fatale.
Ma il suo predecessore, il francese John Eugene Robert Houdin nato nel 1805, non fu da meno nell’arte della prestidigitazione perfezionando strumenti e meccanismi e scrivendo anche dei testi divulgativi come “Le secrets dela Prestidigitation et de la Magic” e una sua biografia che influenzò il suo discepolo. Lo spettacolo che più riscuoteva successo è quello ritratto nel francobollo: la levitazione a mezz’aria di un ragazzino.
Costruì un suo teatro dove si esibì fino alla sua morte avvenuta nel 1871. Ed è con questo teatro che arriviamo al terzo passaggio della nostra tematica sulla magia. Alla morte di Houdin fu infatti acquistato da un altro famoso illusionista, George Melies. A quel tempo il cinema muoveva i primi passi e Melies capì come, lo strumento noto come “la lanterna magica” fosse in grado di superare gli spettacoli in teatro. Il suo lavoro più noto fu “Un viaggio sulla luna” ispirato dal lavoro di Verne.
Concatenare personaggi e fatti permette di costruire una collezione tematica.
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