La nostra socia Maria Grazia Dosio pubblica oggi sulle pagine del Postalista la sua personale denuncia di un fenomeno purtroppo ancora ben presente nella nostra società. Volentieri lo ripubblichiamo.
Una panchina rossa come il sangue | |
di Maria Grazia Dosio | |
Il 25 novembre 2023, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il Ministero delle imprese e del made in Italy emette un francobollo dedicato a “Panchine rosse, la violenza di genere, il femminicidio”. La cartavalore copre la tariffa B ed è utilizzabile per l’invio di corrispondenza entro il territorio italiano fino a 20 grammi di peso. Simbolo tutto italiano, la panchina rappresenta il posto lasciato vuoto dalle donne vittime di violenza, che non ci sono più con il corpo o con la mente, ed il colore rosso rappresenta la sofferenza e il sangue da loro versato. Nato da una iniziativa degli Stati generali delle donne, coordinamento nazionale permanente che opera nell’ambito delle politiche femminili, il simbolo si è velocemente diffuso su tutto il territorio nazionale. È il doloroso ricordo di una presenza che si rivela assenza. L’emissione è stata inclusa dal Ministero nella serie tematica “Il senso civico”. L’Assemblea generale delle Nazioni Unite infatti, designando il 25 novembre quale ricorrenza internazionale nel doloroso ricordo del femminicidio delle sorelle dominicane Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal avvenuto nel 1960, ha invitato le istituzioni ad azioni di sensibilizzazione e di sollecitazione della coscienza civica, per un percorso di consapevolezza nei confronti di un problema sociale ancora oggi drammaticamente sottovalutato: i casi di violenza di genere denunciati in Italia, non sempre trattati adeguatamente dalle istituzioni preposte, risultano in aumento, molti dei quali sfociano nel femminicidio. Non si tratta solo di violenza fisica: stalking, prevaricazione e annientamento psicologico sono armi spesso utilizzate per perpetrare il delitto perfetto. |
Non una panchina su cui sedersi, ma davanti alla quale restare in piedi in ossequioso raccoglimento, nel rispetto delle vittime:
«In piedi. In piedi, signori, davanti a una donna,
per tutte le violenze consumate su di lei,
per quel suo corpo che avete sfruttato,
per l’intelligenza che avete calpestato,
per l’ignoranza in cui l’avete tenuta,
per quella bocca che le avete tappato,
per la sua libertà che le avete negato,
per le ali che le avete tarpato,
per tutto questo
in piedi, signori, in piedi davanti a una donna.
E se ancora non vi bastasse,
alzatevi in piedi ogni volta che lei vi guarda l’anima,
perché lei la sa vedere,
perché lei sa farla cantare […] »
(tratto dal testo teatrale “Chisciotte” di William Jean Bertozzo)
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